E’ passato un po’ di tempo, non tantissimo da quando io sono arrivata qui.
Non sapevo cosa aspettarmi ma sapevo quello che avrei voluto, ma poi, come ad ogni viaggio, mi affido a quello che accade.
Scrivo dalla mia veranda di un paesino tra le montagne nella provincia di Lam Dong, mentre viene giù la pioggia monsonica.
Sembra che sia passata una vita intera, eppure il calendario mi ricorda che sono solo un paio di settimane, ma davvero il passare del tempo è così relativo, cambia la nostra percezione in base a dove siamo, a quello che facciamo, a come lo facciamo e con quanta intensità viviamo.
Sembra come se, in questo tempo lunghissimo, io sia completamente diversa, guardo le foto di me appena arrivata e mi sembra di vedere una persona del tutto differente, cambiata, evoluta, cresciuta. Sono partita da Ho chi Minh city, ho mosso i primi passi nel caos del traffico assordante, nel caldo afoso, nel rumore dei mercati fuori la mia casa. Ho iniziato a conoscere questo paese da lì, piano piano, prendendo sempre più confidenza.
Non è sempre così semplice viaggiare da sola, io ho spesso bisogno di quel tempo iniziale per capire, osservare. Dopo la mia fase di studio comincio ad adagiarmi, a lasciarmi andare, a fidarmi. Poi arriva il livello successivo, quando ho ben compreso i modi di fare della gente, i profumi del posto, le loro usanze.
L'essere da sole in un paese straniero è una prova continua , ti spinge sempre un po’ oltre, un po’ più in là, a volte quasi estrema.
Però sono arrivata alla conclusione che questo è il prezzo che uno paga per avere indietro un’esperienza davvero intensa, bella, energica, piena di luce ma soprattutto autentica.
Ho incontrato tantissime persone, molte delle quali mi hanno accompagnato al mercato, a casa di amici, di parenti, in cui non c'era nessun occidentale all' orizzonte, ero io, sola e unica straniera.
Ho fatto la spesa anche io, la sera ho preso confidenza e mi sono mischiata fra la gente, ho comprato la frutta e salutato i passanti, ho fatto batti cinque con diversi bambini per strada, ho sorseggiato il caffè seduta su degli sgabelli di plastica, ho mangiato noodles in mille bettole, con il sole, sotto un monsone, con due bacchette in mano.
I miei occhi sono lenti fotografiche che cercano di catturare tutte queste immagini, per ricordarmi la sensazione, per rivedere, un giorno, questa bellissima vita, la stessa che ho respirato, vissuto, fotografato da ogni parte del mondo.
Un pò come se la stessi rivivendo più volte, ancora ed ancora.
Motorini, venditori, baracche, bambini, cascate, pioggia e tramonti.
Ho deciso di non fare vacanze perché temo che la mia vitalità possa impigrirsi, al contrario mi riempio il cuore di scuole, ceno con tramonti, ospito panorami mozzafiato, scatto cartoline con gli sguardi, faccio colazione sui fiumi, cammino sentieri, e uso questi viaggi per riaccendere la mia vita, per inalare bellezza, per ricordarmi che si può vivere mangiando lo stesso cibo e indossando gli stessi vestiti, che la mente crea ostacoli e limiti inesistenti, che siamo più liberi di quello che crediamo, che possiamo fare tantissime cose, che non ho paura di ballare sotto la pioggia per il raffreddore, che camminare scalzi non fa venire malattie, che mangiare cibi fuori dal nostro paese non procura nessun danno allo stomaco.
Questa per me è la vera libertà.
Essere liberi per me è prendere un biglietto aereo e andarmene sola in un paese che voglio visitare, senza aver paura della solitudine, è salire su un motorino e attraversare le strade di un paese sconosciuto, è bagnarsi sotto un monsone, è guardare le stelle da un altro angolo di mondo, è imparare a dire grazie in mille modi diversi, è farsi voler bene quando ci sono distanze linguistiche e culturali, è imparare a fidarsi di se stessi, è pensare ad una cosa che si vuole fare e poi renderla reale.
Agire secondo il ritmo del cuore senza paura.
Questa per me è la libertà.
Miss Ale
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